Nuovo obbligo dal 2024: il Bilancio di Sostenibilità

bilancio sostenibilitàCos’è il Bilancio di Sostenibilità?

Nel Libro verde della Commissione dell’Unione Europea, troviamo la seguente spiegazione di bilancio di sostenibilità: “L’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”.
Nel 2007, anche il Ministero dell’Interno in Italia presenta una definizione nazionale per questo dovere aziendale: “Il Bilancio Sociale è l’esito di un processo con cui l’amministrazione rende conto delle scelte, delle attività, dei risultati e dell’impiego di risorse in un dato periodo, in modo da consentire ai cittadini e ai diversi interlocutori di conoscere e formulare un proprio giudizio su come l’amministrazione interpreta e realizza la sua missione istituzionale e il suo mandato”.

Come si redige un Bilancio di Sostenibilità?

È un documento che si stila una volta l’anno, come un bilancio d’esercizio, però a differenza di quest’ultimo non esiste un riferimento normativo unico in tutta Europa che definisce la documentazione da produrre, la struttura dei contenuti o il metodo specifico per la sua stesura.
La Commissione Europea sta già lavorando per adottare un modello definitivo entro il 30 giugno 2023, così da dare la possibilità alle aziende, che a partire dal 2024 avranno l’obbligo di redigerlo, di avere delle linee guida.
Il bilancio di sostenibilità, secondo quanto stabilito dal d.lgs. 246/2016, stabilisce cinque ambiti di rendicontazione:

– lotta alla corruzione attiva e passiva;
– ambito ambiente;
– ambito personale;
– impatto sociale;
– diritti umani.

Tempistiche dell’obbligatorietà

Secondo la Direttiva sulla comunicazione della sostenibilità “Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD)” adottata in via definitiva dal Parlamento a novembre 2022, l’applicazione dei principi previsti dalla Direttiva CSRD avverrà in diverse fasi:

– dal 2024 per le grandi imprese di interesse pubblico (con più di 500 dipendenti) già soggette alla direttiva sulla dichiarazione non finanziaria;
– dal 2025 per le grandi imprese non ancora soggette alla direttiva sulla dichiarazione non finanziaria (con più di 250 dipendenti e/o 40 milioni di euro di fatturato e/o 20 milioni di euro di attività totali);
– dal 2026 per le PMI e le altre imprese quotate.

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